La Parola che rompe i confini

La Parola che rompe i confini

Nella settimana che si apre all’insegna della preghiera per l’unità dei cristiani e in un tempo in cui è particolarmente urgente la riflessione sulla convivenza delle fedi, è interessante ricordare il particolare afflato ecumenico ed interreligioso di Sorella Maria di Campello (1875-1961), eremita francescana, fondatrice di una singolare e affascinante fraternità eremitica in Umbria, a Campello sul Clitunno. Prima ancora dei pronunciamenti e delle aperture del Concilio Vaticano II, Sorella Maria vive l’esperienza di un ecumenismo spirituale nella convinzione, che «c’è tanto da imparare da ogni essere, dall’amico come dal contrario, da quello che ha fede diversa» e nella tensione a partecipare, con spirito fraterno, «alla fede di tutti e alla speranza di tutti» e a «venerare il patire di ognuno». Come plasmare allora in noi l’attitudine ad «andare al largo», ad avere uno sguardo attento e libero anche nei confronti di approdi diversi, senza smarrirci o dimenticarci di chi siamo, facendo della nostra fede un’ancora sicura e un porto capace di vera accoglienza? Scorrendo i pensieri di Maria, raccolti negli anni dalle Sorelle dell’Eremo in fascicoli preziosi come scrigni, cerco di cogliere gli indizi di una via. Il primo passo è essere autenticamente e coerentemente cristiani, avere a cuore la nostra quotidiana e personale riforma interiore, che nel Vangelo trova le sue coordinate essenziali. Afferma Sorella Maria: «Perché osiamo crederci cristiani: innanzitutto niente può sostituire la vita interiore. Essere cristiano è aderire talmente al Cristo che la sua parola ci sia alimento quotidiano e domini problemi, inquietudini e lo stesso scandalo scritturale». Soltanto l’aderire con tutte le fibre del proprio essere al Vangelo ci rende evangelizzatori, ossia portatori della Parola che unifica, raccoglie, armonizza, ci fa con-cordi, cuori fratelli, compagni, capaci di ac-cordarsi, di sintonizzarsi per comunicarci gli uni gli altri il Signore incontrato e vissuto. Il secondo passo, conseguente al primo, è custodire un atteggiamento di verità, di repulsione per ogni compromesso, lasciandoci liberare dalla Parola che sempre ci rilancia alla Misericordia che tutto compone e comprende, che non sopporta finzione e a cui nulla è nascosto. «Ogni cuore lealmente professante con sincerità la sua fede, è una colonna per la Chiesa» – ci provoca Sorella Maria – «Ma per me, la verità unica, superessenziale, è la fraternità che è il rispetto, il servizio verso chi la pensa o non la pensa come noi. Come si fa a lottare con chi ha fede diversa? Si dice: tu hai la tua, io ho la mia, ma la verità in cui ci possiamo incontrare è questa: nella bontà del Padre e nella sincerità». Se ciascuno di noi facesse di questo Vangelo lo spazio dell’ospitalità… i confini, gli steccati forse comincerebbero a trasformarsi in brecce – piccole finestre aperte sull’altro – per cercatori e viandanti di pace.

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ARTICOLO DI: Marzia Ceschia

“Pace e bene! Sono Sr Marzia Ceschia, classe 1976, sono nata a San Daniele del Friuli (UD) e sono religiosa delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore. Ho conseguito la laurea in Lettere classiche presso l’Università degli Studi di Trieste e il baccalaureato in Teologia presso l’Istituto Teologico di Assisi. Di recente mi sono licenziata in Teologia Spirituale presso la Facoltà Teologica del Triveneto a Padova e attualmente sono dottoranda presso la medesima Facoltà. Sono impegnata nel servizio edcativo nella scuola secondaria di primo grado del mio Istituto, a Gemona del Friuli, nella pastorale giovanile e in vari servizi formativi e di insegnamento. Amo leggere, ricercare, ascoltare le esperienze altrui e mi appassiona tutto ciò che riguarda la spiritualità francescana e la mistica femminile.”

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